Bankitalia ha condotto un’indagine statistica presso 1.500 agenti immobiliari, relativa al terzo trimestre 2020.
La percentuale di agenzie che hanno venduto almeno un immobile nel periodo è tornata ai valori precedenti la pandemia (80%), con i possibili acquirenti in crescita di quasi il 10%, dopo il significativo calo nel semestre Gennaio-Giugno 2020, i tempi di vendita sono invariati, con una media di sette mesi e mezzo, ed è costante lo sconto sul prezzo richiesto dal venditore, pari al 10,9%.
La maggior parte degli agenti ha riscontrato un calo dei prezzi di vendita a seguito del Covid, secondo il 40% degli agenti il prezzo medio delle case scambiate da aprile in poi è più basso rispetto al 2019, contro l’8% che ritiene sia stato più alto.
Gli agenti immobiliari segnalano alcuni cambi nella tipologia di alloggi oggetto di compravendita fra l’aprile e il settembre del 2020, dopo lo scoppio dell’epidemia di Covid-19, rispetto allo stesso periodo del 2019, con l’aumento della dimensione media delle abitazioni oggetto di compravendita, della quota di transazioni riguardanti unità abitative indipendenti e di quella relativa ad alloggi con disponibilità di spazi esterni.
La causa principale di mancata vendita è sempre il divario fra prezzi richiesti e prezzi domandati, perché le proposte sono ritenute troppo basse dai venditori (58% degli agenti), oppure perché i compratori giudicano troppo elevati i prezzi offerti (51%). La quota di compravendite finanziate con mutuo ipotecario è scesa al 71 %, mentre resta stabile, intorno al 77 %, il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile.
Le attese sull’evoluzione dei prezzi di vendita sono orientate al ribasso: il 43% degli operatori prevede una riduzione nel 2021. Per quanto riguarda il numero di compravendite, le prospettive sono di un calo, che per il 30% degli operatori durerà fino a metà del 2021, mentre per il 40% si prolungheranno fino alla fine del prossimo anno; la stima a due anni è leggermente negativa, con una diminuzione media di un calo pari all’ 1%.
Le opinioni sull’offerta di abitazioni sono discordanti: il 40 % degli operatori pensa che la pandemia ne stia determinando un calo, mentre una percentuale analoga esprime un giudizio di incremento.

La percentuale di agenzie che dichiara di aver affittato almeno un immobile nel terzo trimestre ha recuperato i livelli precedenti la diffusione del Covid-19, riportandosi all’80 %. Nel frattempo si evidenzia una diminuzione dell’importo medio degli affitti: nelle aree urbane la quota di operatori che segnala una riduzione dei canoni di locazione è aumentata di oltre 10 punti percentuali, mentre fuori dalle grandi città i canoni sono rimasti sostanzialmente stabili.
Per quanto concerne le previsioni sui canoni di affitto nel quarto trimestre, il saldo fra prospettive di crescita e diminuzione è sceso dappertutto, in modo più marcato nei centri urbani. Il margine medio di sconto rispetto alle richieste iniziali del locatore è salito, seppur di poco, portandosi al 4 %. Il saldo tra la quota di agenzie che hanno riportato più incarichi di locazione è in crescita nel terzo trimestre, ma le attese delle agenzie riguardo al proprio mercato di riferimento, sono peggiorate: il 33 % degli operatori ha aspettative sfavorevoli rispetto al 2019 anche per gli anni 2021-2022.
Nel confronto con i mesi precedenti l’epidemia, sarebbe inoltre aumentata la quota di coloro che hanno urgenza di entrare in possesso dell’alloggio, soprattutto al Nord.